martedì 27 marzo 2012

La cucina “di confine”


Storia e geografia concorrono a disegnare il volto gastronomico di una regione complessa, dagli spazi vasti e dal vasto orizzonte, proiettato al di la delle Alpi e degli Appennini, aperto sulla pianura Padana.

Oltre le Alpi Per secoli la catena alpina ha visto il passaggio di uomini, merci, culture e idee: non una barriera, ma una porta all’interno di un territorio storicamente unito, la Savoia. Già autonoma intorno all’anno mille, la Savoia ha conservato nel tempo la propria identità, a cavalo tra Francia e Italia : solo alla fine del cinquecento la capitale fu trasferita a Chambéry  a Torino, quando iniziò l’espansione verso il Piemonte. Gran parte della regione ancora risente della vicinanza storica con la Francia nelle tradizioni, nel dialetto e nella cucina .Ricca ed elaborata, la cucina Piemontese ha più punti in comune con quella d’Oltralpe che con la semplicità caratteristica di molte altre regione italiane: la grande varietà di antipasti si pone in parallelo con la predilezione dei francesi per le entréss; l’uso piuttosto limitato della pasta richiama l’assenza di primi piatti nella cucina Francese; di inspirazione francese è anche la passione per le salse e gli intingoli, trasformata in Piemonte in vera e propria arte. Anche il lessico gastronomico conserva questa impronta: parole come fumet, civét, cocotte o  bonét  sono passate attraverso il dialetto al vocabolario della cucina regionale.
L'Osto del Borgh Vej
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